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Oltre il CBD e il THC, gli altri cannabinoidi al centro della ricerca

By Settembre 16, 2022No Comments
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Quando si parla di Cannabis, si fa spesso riferimento ai suoi due cannabinoidi principali: il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC), ma la pianta è composta da molte altre componenti che contribuiscono al benessere dell’organismo e che interagiscono fra di loro creando il noto effetto entourage.

 

Per una panoramica più completa, ecco quali sono i cannabinoidi presenti nella Cannabis oltre al CBD e al THC.

 

Cosa sono e quali sono i cannabinoidi presenti nella Cannabis

 

I cannabinoidi sono sostanze chimiche di origine naturale che, entrati all’interno dell’organismo, si legano ai recettori cannabinoidi. Questi ultimi, a loro volta, insieme agli enzimi, interagiscono con il sistema endocannabinoide contribuendo all’omeostasi dell’organismo.

 

Secondo le ricerche svolte negli ultimi decenni, come quella pubblicata nel 2012 su Therapeutic Advances in Psycopharamcology e intitolata “Cannabis, a complex plant: different compounds and different effects on individuals“, la Cannabis è una specie vegetale estremamente complessa e che conta al suo interno oltre 60 composti cannabinoidi. Nella pianta, questi cannabinoidi vengono sintetizzati e accumulati come acidi cannabinoidi, ma quando la materia prima viene essiccata e/o riscaldata, attraverso il processo di decarbossilazione, gli acidi si trasformano gradualmente nelle loro forme più note, come CBD o THC.

 

Il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC) sono i principali cannabinoidi presenti nella Cannabis, ma, come anticipato, non sono gli unici. A questi, infatti, si affiancano anche il CBC, il CBN, il CBG e il THCV, solo per citarne alcuni. Eccoli nel dettaglio.

 

Cannabidiolo: CBD

 

Come spiegato anche nell’articolo dedicato, il cannabidiolo, o CBD è la principale componente non psicoattiva della Cannabis. Soprattutto, è una delle principali risorse terapeutiche della pianta e viene utilizzato per trattare diverse condizioni: dall’ansia all’insonnia, dal Parkinson agli effetti collaterali della chemioterapia, passando per condizioni cutanee, irritazioni, infiammazioni e dolore cronico.

 

Tetraidrocannabinolo: THC

 

Il tetraidrocannabinolo, o THC è invece la principale componente psicoattiva della pianta. Nonostante venga spesso associato all’utilizzo ricreativo della Cannabis, anche il THC, come il CBD, viene sfruttato per le sue proprietà terapeutiche, ansiolitiche, antinfiammatorie, neuroprotettive e come trattamento per casi di sindrome da stress post traumatico.

 

Per anni il CBD e il THC sono stati i protagonisti delle ricerche internazionali, ma oggi gli studiosi stanno rivolgendo la propria attenzione anche ai cannabinoidi minori.

 

Cannabinolo: CBN

 

Pur presente in quantità ridotte rispetto al CBD e al THC, il cannabinolo, o CBN, sottoprodotto dell’ossidazione non enzimatica del THC, fu il primo cannabinoide a essere identificato e isolato dalla ricerca scientifica nel 1899.

 

A livello terapeutico, il cannabinolo agisce come antibatterico, antinfiammatorio, antidolorifico, anticonvulsivante e molecola in grado di contrastare l’insonnia e di stimolare l’appetito. Alla luce di questo, nel 2020 è stato avviato il primo studio clinico sull’uomo per cominciare a utilizzare il CBN come ingrediente farmaceutico a sé stante.

 

Cannabicromene: CBC

 

Nonostante il cannabicromene, o CBC venga considerato un cannabinoide minore, questa sostanza è presente in grandi quantità all’interno della Cannabis e può rivelarsi un potente alleato dal punto di vista terapeutico.

 

In particolare, il CBC è noto per i suoi effetti antibatterici e antifungini e per le proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. A livello psicologico, invece, come dimostrato da uno studio pubblicato su Pharmacology, Biochemistry and Behavior, ha un significativo effetto antidepressivo ed è in grado di stimolare la neurogenesi e la vitalità delle cellule; un aspetto, questo, che lo rende una preziosa risorsa contro l’Alzheimer.

 

Cannabigerolo: CBG

 

Altrettanto importante è il cannabigerolo, o CBG, che, secondo una ricerca pubblicata nel 2020 e intitolata “The Pharmacological Case for Cannabigerol”, oltre a essere un prezioso antibatterico, può avere un potenziale terapeutico nel trattamento di disturbi neurologici (come per esempio la Malattia di Huntington, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla) e di malattie infiammatorie intestinali.

 

Tetraidrocannabivarina: THCV

 

Ultima, ma non meno importante, la tetraidrocannabivarina, o THCV, ossia uno degli ultimi cannabinoidi ad attirare l’attenzione della ricerca.

 

Oltre alle proprietà analgesiche, antinfiammatorie, ansiolitiche, antiepilettiche e neuroprotettive, la THCV sembra essere in grado di contrastare la nausea e gli alti livelli di colesterolo, ma anche di contribuire alla salute delle ossa, al corretto ciclo sonno-veglia e di agire come anti-diabetico.