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Perché in Italia c’è carenza di Cannabis?

By Settembre 27, 2022No Comments
Perché in Italia c’è carenza di Cannabis medica

Nonostante la produzione nazionale avviata e le importazioni dall’estero, i pazienti italiani vivono sulla propria pelle la carenza continuativa di Cannabis in farmacia. Ecco perché.

 

Perché in Italia c’è carenza di Cannabis

 

In Italia, la Cannabis medica è considerata a tutti gli effetti un farmaco, tanto che in alcune regioni è prevista la mutuabilità. Eppure, ogni giorno il nostro Paese si ritrova ad affrontare una notevole carenza di Cannabis, soprattutto a livello di produzione nazionale; una situazione, questa, che va a incidere sulla salute e sul diritto alle cure dei pazienti che, secondo le stime, nel 2021 hanno superato le 50.000 persone, tra chi è affetto da patologie con spasticità associata al dolore e chi soffre di sclerosi multipla, glaucoma o sindrome di Tourette, solo per citare alcune delle condizioni più comuni.

 

Ma quali sono le principali cause di questa carenza? Ecco i quattro fattori chiave.

 

Carenza per sottostima del fabbisogno

 

Tra le prime cause c’è la sottostima del fabbisogno fatta dal Ministero della Salute. Fino a qualche mese fa, infatti, secondo il Ministero il fabbisogno annuale di Cannabis terapeutica all’interno dei confini nazionali si sarebbe aggirato intorno ai 1.600 kg per un totale di 50.000 pazienti, ma dai dati raccolti dal Comitato Pazienti Cannabis e dalle associazioni collegate, il fabbisogno annuo effettivo di soli 287 pazienti è emerso essere pari a 163,3 kg (ossia 13,6 kg al mese). Ciò significa che lo 0,57% dei pazienti utilizzerebbe da solo circa il 10% della produzione nazionale prevista dal Ministero.

 

“Questo evidenzia la totale inadeguatezza e distanza dalla realtà delle stime ministeriali; il Ministero, che negli ultimi 10 anni è stato annualmente sollecitato a rivedere i dati a rialzo ed è stato incoraggiato a ampliare le patologie riconosciute, rivalutando le stime secondo nuovi parametri, più vicini alla realtà e alle sofferenze dei  malati, non si è tenuto al passo di nazioni entrate nel mercato medico successivamente e che hanno implementato la produzione interna e sostenuto una domanda sempre crescente”, si legge sul sito Pazienticannabis.it del Comitato Pazienti Cannabis Medica.

 

Livelli troppo bassi di produzione italiana

 

Basandosi sulle proprie stime, il Ministero ha previsto per l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze una produzione di circa 600 kg annui (dato 2021): troppo pochi per far fronte alle richieste dei pazienti italiani.

 

Il 17 dicembre 2021, però, i ministri della Salute Roberto Speranza e della Difesa Lorenzo Guerini hanno firmato un accordo per ampliare la produzione presso lo stabilimento toscano. Duplice l’obiettivo: da una parte arrivare all’autosufficienza, ora stimata 2.400 kg; dall’altra aprire il settore anche ai privati attraverso appositi bandi, così da rispondere alla crescente domanda italiana e dipendere sempre meno dalle importazioni. Il bando è stato emanato ad aprile 2022 e ora si attendono nuovi sviluppi.

 

I tempi di produzione

 

Nonostante l’interesse dei Ministeri di ampliare la produttività nazionale e il bando (scaduto il 29 luglio 2022) che aprirebbe il settore ai privati, ora l’Italia si trova ad avere a che fare con una nuova problematica: i tempi di produzione.

 

Una volta selezionate le aziende italiane coinvolte, infatti, sarebbero necessari almeno due o tre anni per avviare una vera e propria produzione nazionale in grado di sopperire alle attuali mancanze. Nel frattempo il Paese si troverebbe ad affrontare ancora una volta il problema della carenza di Cannabis.

 

Le normative in vigore in termini di importazioni

 

Secondo quanto si legge sul sito del Ministero della Salute, “in considerazione dell’attuale disponibilità di due soli prodotti, Cannabis FM1 e Cannabis FM2, sostanze attive di origine vegetale a base di cannabis di produzione nazionale a differente contenuto di THC e CBD, continueranno ad essere autorizzate le importazioni dei prodotti olandesi a base di cannabis non registrati, in relazione alla disponibilità ad esportare dell’Office of Medicinal Cannabis, che applica le direttive del Ministero della salute, welfare e sport olandese in materia di esportazione di tali prodotti”.

 

Attualmente, infatti, la legge consente a solo 5 aziende di importare medicinali a base di Cannabis all’interno dei nostri confini nazionali. Gli importatori hanno inoltre l’obbligo di rifornirsi solo dal Ministero della Salute dei Paesi bassi, che, a sua volta, dal 2003 si rifornisce dalla Bedrocan, tra le aziende leader del settore e che opera anche in Germania, Finlandia, Canada e Repubblica Ceca. A causa di queste normative, l’Italia è limitata sia a livello economico che di disponibilità.